A Ceva una donna di 49 anni è la prima paziente in emodialisi domiciliare

Dopo un periodo di training, è pronta per proseguire le cure a casa. Il trattamento a domicilio, effettuato con il supporto di un care giver, migliora notevolmente la qualità della vita del paziente, anche per la possibilità di effettuare più trattamenti di minor durata

Graziella ha 49 anni, risiede a Frabosa Sottana ed è in dialisi da oltre dieci anni. Dopo un anno di dialisi peritoneale, sospesa a causa di infezioni recidivanti, è in trattamento emodialitico. Ora, dopo un addestramento di sette settimane presso il Centro Dialisi dell’Asl CN1, utilizzando il monitor di dialisi portatile di nuova generazione (Next Stage System One®, è pronta per proseguire il trattamento a domicilio.

Il training è stato condotto dal team dedicato, con un medico e due infermieri, nel rispetto del protocollo interno che prende in considerazione tutti gli aspetti (utilizzo dell’apparecchiatura, gestione dell’accesso vascolare, identificazione delle problematiche cliniche e tecniche possibili con relativo problem solving) che connotano il trattamento a domicilio.

E’ il primo caso di emodialisi a domicilio con programma di addestramento eseguito in provincia di Cuneo ed è già previsto un secondo arruolamento a metà aprile. Questo programma di emodialisi con la metodica di dialisi breve quotidiana domiciliare (short home hemodialysis) si è affiancato a quello già in uso della dialisi peritoneale domiciliare.

Spiega Marco Formica, direttore della struttura Nefrologia e dialisi dell’Asl CN1: “Dopo la deospedalizzazione del trattamento, la paziente – che risparmierà i trasferimenti da e per il Centro Dialisi stimabili in circa 10.500 chilometri ogni anno – rientrerà in un programma di controlli clinici e laboratoristici mensili”.   “L’esperienza della Cuneo 1 – prosegue Formica – ha mostrato come questo trattamento abbia permesso alla paziente di ottenere una maggiore stabilità emodinamica, con netto miglioramento dei valori pressori tanto da aver ridotto drasticamente la terapia antipertensiva già sul breve termine; inoltre sono stati raggiunti in maniera soddisfacente tutti i target di adeguatezza dialitica nella più assoluta sicurezza e con un confort non paragonabile all’ambiente ospedaliero”.

Nota da non sottovalutare: il miglior controllo di alcuni parametri metabolici ha permesso alla paziente una dieta più libera (seppur controllata) e soddisfacente; oltre a un miglioramento della qualità di vita percepita sia dalla paziente sia dalla sua famiglia. Il monitor è portatile e permetterà alla signora di proseguire i suoi trattamenti anche nel momento in cui si recherà in vacanza, senza dover dipendere da posti dialitici sempre difficilmente reperibili negli ospedali sedi di località turistiche.

La dialisi domiciliare   La dialisi domiciliare, sebbene in modo non ubiquitario, é tra i protagonisti della storia della terapia sostitutiva dell’uremia cronica. Il numero dei trattamenti dialitici domiciliari è modicamente aumentato negli ultimi anni, con una netta prevalenza della dialisi peritoneale. Nella regione Piemonte, secondo gli ultimi dati disponibili, sono in dialisi peritoneale e in emodialisi domiciliare rispettivamente il 12% e 1% del totale dei soggetti in dialisi, questi ultimi seguiti nella stragrande maggioranza (65%) da un solo Centro torinese. Tale tendenza è motivata da fattori sia di tipo logistico-economico sia culturali. L’aumento dell’aspettativa media di vita con il conseguente incremento delle patologie croniche e dei costi per il loro trattamento ospedaliero ha portato alla necessità di deospedalizzare tutti i possibili soggetti, anche perché questo permette una miglior qualità di vita e una riabilitazione sociale-familiare dei pazienti. Inoltre evita il problema dei trasporti cui il paziente è sottoposto a causa della dialisi trisettimanale in ospedale.

La prerogativa per effettuare il trattamento dialitico al domicilio è l’idoneità del paziente; l’emodialisi domiciliare viene quindi proposta a coloro che rispondono a requisiti ben precisi, quali discrete condizioni cliniche, condizioni igienico sanitarie adeguate, ambiente adeguato per la sistemazione del monitor per il trattamento emodialitico, desiderio di indipendenza e capacità di controllo dell’ansia, presenza di un familiare idoneo da sottoporre all’addestramento (caregiver).

L’emodialisi domiciliare rappresenta l’opzione di trattamento sostitutivo artificiale di prima scelta per un paziente idoneo, perché lo coinvolge nella conduzione del trattamento con indubbi vantaggi sia di tipo psicologico che clinico, grazie alla personalizzazione ed alla maggiore attenzione posta nella conduzione del trattamento e alla presa in carico della propria malattia. Il paziente, una volta a domicilio, può scegliere quando eseguire il trattamento in base alle proprie esigenze, attività lavorative in primis, concordandolo con il Centro.

La metodica

Il Sistema NxStage One® è un sistema estremamente semplificato per l’effettuazione della emodialisi domiciliare che prevede l’impiego, tramite un’apparecchiatura di piccole dimensioni, di bassi volumi di dialisato, solitamente 15-30 litri a seconda dei parametri antropometrici del paziente, somministrati con valori di flusso dialisato di circa 1/3 rispetto a quelli del flusso sangue.

In alcuni paesi, come Stati Uniti e Regno Unito, data l’estrema semplicità e la sicurezza della tecnica è stato dato il nulla osta all’utilizzo di NxStage® senza l’ausilio di un partner (caregiver): questo in Italia non è ancora possibile per cui è indispensabile individuare nell’ambiente familiare una o più persone che si occupino di affiancare il paziente durante l’esecuzione della seduta dialitica: nel caso dell’Asl cN1 si è resa disponibile principalmente la figlia della paziente ma tutto l’entourage familiare (figlio e marito) si è mostrato estremamente ricettivo e motivato affinché la paziente potesse iniziare nel più breve tempo possibile le sedute emodialitiche in tutta tranquillità e sicurezza al proprio domicilio.

Fonte: Link

targatocn.it

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